IL “PREMIO ACQUI” E L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA. UNA POLEMICA FIORENTINO-PRATESE
di Franco Cardini
Sono nato a Firenze: sono fiorentino e tale resterò per sempre. Ma dal
1999 sono residente in Prato, una città che da sempre amo perché è
quella della Cintola della Madonna, del Castello dell’Imperatore, del
“mio” Curzio Malaparte (e, perché no?, dei sedani ripieni, delle
ficattole e dei cantuccini di Mattonella). Mi considero pertanto a
giusto titolo cittadino pratese: e alla mia città credo di avere anche
reso un adeguato omaggio scrivendone una Storia che è stata piuttosto
apprezzata.
In quanto cittadino pratese non sono pertanto
insensibile alla “chiamata di correo” che stando a quanto ha riferito il
quotidiano “La Nazione” del 27 ottobre scorso appunto in cronaca di
Prato (ma io ero all’estero e ne vengo solo ora a conoscenza) mi viene
da un concittadino peraltro credo residente in Piemonte, che del resto
non ho né l’onore né il piacere di conoscere. Si tratta del signor
Fulvio Castellani, promotore di qualcosa che credo sia destinato- almeno
nelle intenzioni – a trasformarsi in azione legale diretta contro i
promotori del “Premio letterario Acqui” e, in particolare, contro la sua
edizione di quest’anno. Il Premio è stato infatti attribuito nella
cittadina piemontese di Acqui Terme il 19 ottobre scorso: e il signor
Castellani ha rilevato nelle opere o nei premiati di alcune sezioni di
esse, a quanto mi si dice (non ho difatti avuto purtroppo modo di
leggere direttamente l’articolo a ciò dedicato), qualcosa a suo giudizio
addirittura configurabile come “ricostituzione del Partito Nazionale
Fascista”. Cosa che, come tutti sanno, è vietata ai sensi della XXIII
“disposizione transitoria e finale” della nostra Costituzione.
Lascio al signor Castellani per intero la responsabilità della sua
denunzia, sulla quale non ho elemento alcuno di competenza a giudicare:
salvo che, presente alla cerimonia di premiazione del 19 ottobre in
Acqui, non rilevai per la verità nulla che desse adito a sospettare che
vi si stesse commettendo un reato come quello che egli propone di
vedervi configurato. Ma durante tale circostanza mi è stato attribuito
il “Premio alla Carriera”: e in effetti il signor Castellani chiama in
causa, sia pur marginalmente, anche me. Sarei a quel che sembra quanto
meno un “complice”.
Va al riguardo specificato che il signor
Castellani è iscritto all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani
d’Italia): mi risulta sia più o meno cinquantenne, quindi nato negli
Anni Sessanta. Egli si ritiene tuttavia “partigiano in spirito”, e come
tale s’impegna in un’azione civicamente parlando doverosa, la difesa
della nostra Costituzione.
La sua è un’intenzione nobilissima, che come cittadino e come
pubblico funzionario – sia pure ormai in pensione – non posso non
apprezzare. Desidero pertanto appoggiarla fornendole ulteriori ragioni.
Non posso, come dicevo, confermargli che all’atto della cerimonia di
premiazione abbiano avuto luogo attività o siano stati prodotti
documenti attui a comprovare quanto il partigiano Castellani denunzia:
anzi, come testimone oculare posso smentire per quanto ne so il
configurarsi di qualunque circostanza del genere. Ma il partigiano
Castellani adduce a conforto della sua tesi e per quel che mi riguarda
il fatto che, durante le brevi parole che ebbi a pronunziare in
ringraziamento per il Premio attribuito, io avrei espresso l’auspicio
che una via o una piazza di Firenze fosse dedicata al più presto alla
memoria di Giovanni Gentile, il filosofo che a Firenze visse e morì e
che svolse in città a mio (e non solo a mio) avviso un ruolo onorevole e
meritorio.
Augurando al partigiano Castellani che ciò possa
essergli utile nella prosecuzione della sua meritoria iniziativa civica,
desidero precisare di essere altresì sostenitore della tesi secondo al
quale la città di Firenze dovrebbe riservare analogo trattamento anche
alla memoria finora purtroppo dimenticata di Giotto Dainelli, geografo
ed esploratore, studioso illustre, che fu l’ultimo podestà di Firenze
durante la Repubblica Sociale Italiana e che succedette al Gentile come
Presidente dell’Accademia d’Italia. Vorrei aggiungere di non essere per
nulla soddisfatto della scarsa pubblica considerazione che Firenze
dimostra nei confronti di suoi meritevoli cittadini quali Ottone Rosai e
Ardengo Soffici, forse perché anch’essi “fascisti”; e che mi chiedo
altresì se le responsabilità politiche di Alessandro Pavolini siano
sufficienti a far dimenticare alla città che egli è nei suoi confronti
benemerito per aver avviato iniziative quali il Movimento Forestieri e
il Maggio Musicale. Infine, per quanto riguarda la mia città adottiva,
mi sembra del tutto inadeguato il trattamento che Prato riserva alla
memoria del “fascista” Curzio Malaparte, che tanto ha contribuito alla
sua fama nel mondo.
Infine, il partigiano Castellani sarà forse
interessato a sapere che una via fiorentina di una certa importanza è
intitolata a un ufficiale della Milizia fascista decorato di medaglia
d’oro; e che un importante installazione di quella città porta il nome
di un personaggio che ebbe un certo ruolo durante la Repubblica Sociale
Italiana. Ovviamente, non rivelerò i due nomi in questione: non voglio
privare il partigiano Castellani ed eventuali suoi collaboratori di
svolgere in prima persona una sagace indagine volta a scoprirli.
Confido che il contributo della mia testimonianza sia di utilità e di
conforto al partigiano Castellani nella prosecuzione della sua nobile
battaglia in difesa della Costituzione italiana: e invito quanti siano
del mio stesso avviso a sottoscrivere questo messaggio e ad aggiungere
ad esso altri dati che possano essergli utili.
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Non ci sembra ci sia da aggiungere molto a queste parole del professor Cardini, sempre molto lucido. Le vestali (a tempo scadutissimo) dell'antifascismo non vogliono smettere con uscite al limite del ridicolo, non accorgendosi che il mondo è andato avanti e la libertà è in pericolo in Cina e non in Italia.