venerdì 23 novembre 2018

QUANDO I GIAPPONESI VOLEVANO INCENDIARE
 I BOSCHI DELLA CALIFORNIA
 
 
Vedendo anche quest'anno i grandi incendi che devastano parte della California, ci è venuto in mente in programma giapponesi con palloni, volto ad appiccare incendi ai boschi della costa occidentale statunitense.
Sul prossimo numero di STORIA & BATTAGLIE un articolo su quella che fu la prima arma intercontinentale. 
Non perdetelo in edicola dal 10 dicembre.

IL “PREMIO ACQUI” E L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA. UNA POLEMICA FIORENTINO-PRATESE


di Franco Cardini

Sono nato a Firenze: sono fiorentino e tale resterò per sempre. Ma dal 1999 sono residente in Prato, una città che da sempre amo perché è quella della Cintola della Madonna, del Castello dell’Imperatore, del “mio” Curzio Malaparte (e, perché no?, dei sedani ripieni, delle ficattole e dei cantuccini di Mattonella). Mi considero pertanto a giusto titolo cittadino pratese: e alla mia città credo di avere anche reso un adeguato omaggio scrivendone una Storia che è stata piuttosto apprezzata.
In quanto cittadino pratese non sono pertanto insensibile alla “chiamata di correo” che stando a quanto ha riferito il quotidiano “La Nazione” del 27 ottobre scorso appunto in cronaca di Prato (ma io ero all’estero e ne vengo solo ora a conoscenza) mi viene da un concittadino peraltro credo residente in Piemonte, che del resto non ho né l’onore né il piacere di conoscere. Si tratta del signor Fulvio Castellani, promotore di qualcosa che credo sia destinato- almeno nelle intenzioni – a trasformarsi in azione legale diretta contro i promotori del “Premio letterario Acqui” e, in particolare, contro la sua edizione di quest’anno. Il Premio è stato infatti attribuito nella cittadina piemontese di Acqui Terme il 19 ottobre scorso: e il signor Castellani ha rilevato nelle opere o nei premiati di alcune sezioni di esse, a quanto mi si dice (non ho difatti avuto purtroppo modo di leggere direttamente l’articolo a ciò dedicato), qualcosa a suo giudizio addirittura configurabile come “ricostituzione del Partito Nazionale Fascista”. Cosa che, come tutti sanno, è vietata ai sensi della XXIII “disposizione transitoria e finale” della nostra Costituzione.
Lascio al signor Castellani per intero la responsabilità della sua denunzia, sulla quale non ho elemento alcuno di competenza a giudicare: salvo che, presente alla cerimonia di premiazione del 19 ottobre in Acqui, non rilevai per la verità nulla che desse adito a sospettare che vi si stesse commettendo un reato come quello che egli propone di vedervi configurato. Ma durante tale circostanza mi è stato attribuito il “Premio alla Carriera”: e in effetti il signor Castellani chiama in causa, sia pur marginalmente, anche me. Sarei a quel che sembra quanto meno un “complice”.
Va al riguardo specificato che il signor Castellani è iscritto all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia): mi risulta sia più o meno cinquantenne, quindi nato negli Anni Sessanta. Egli si ritiene tuttavia “partigiano in spirito”, e come tale s’impegna in un’azione civicamente parlando doverosa, la difesa della nostra Costituzione.
La sua è un’intenzione nobilissima, che come cittadino e come pubblico funzionario – sia pure ormai in pensione – non posso non apprezzare. Desidero pertanto appoggiarla fornendole ulteriori ragioni. Non posso, come dicevo, confermargli che all’atto della cerimonia di premiazione abbiano avuto luogo attività o siano stati prodotti documenti attui a comprovare quanto il partigiano Castellani denunzia: anzi, come testimone oculare posso smentire per quanto ne so il configurarsi di qualunque circostanza del genere. Ma il partigiano Castellani adduce a conforto della sua tesi e per quel che mi riguarda il fatto che, durante le brevi parole che ebbi a pronunziare in ringraziamento per il Premio attribuito, io avrei espresso l’auspicio che una via o una piazza di Firenze fosse dedicata al più presto alla memoria di Giovanni Gentile, il filosofo che a Firenze visse e morì e che svolse in città a mio (e non solo a mio) avviso un ruolo onorevole e meritorio.
Augurando al partigiano Castellani che ciò possa essergli utile nella prosecuzione della sua meritoria iniziativa civica, desidero precisare di essere altresì sostenitore della tesi secondo al quale la città di Firenze dovrebbe riservare analogo trattamento anche alla memoria finora purtroppo dimenticata di Giotto Dainelli, geografo ed esploratore, studioso illustre, che fu l’ultimo podestà di Firenze durante la Repubblica Sociale Italiana e che succedette al Gentile come Presidente dell’Accademia d’Italia. Vorrei aggiungere di non essere per nulla soddisfatto della scarsa pubblica considerazione che Firenze dimostra nei confronti di suoi meritevoli cittadini quali Ottone Rosai e Ardengo Soffici, forse perché anch’essi “fascisti”; e che mi chiedo altresì se le responsabilità politiche di Alessandro Pavolini siano sufficienti a far dimenticare alla città che egli è nei suoi confronti benemerito per aver avviato iniziative quali il Movimento Forestieri e il Maggio Musicale. Infine, per quanto riguarda la mia città adottiva, mi sembra del tutto inadeguato il trattamento che Prato riserva alla memoria del “fascista” Curzio Malaparte, che tanto ha contribuito alla sua fama nel mondo.
Infine, il partigiano Castellani sarà forse interessato a sapere che una via fiorentina di una certa importanza è intitolata a un ufficiale della Milizia fascista decorato di medaglia d’oro; e che un importante installazione di quella città porta il nome di un personaggio che ebbe un certo ruolo durante la Repubblica Sociale Italiana. Ovviamente, non rivelerò i due nomi in questione: non voglio privare il partigiano Castellani ed eventuali suoi collaboratori di svolgere in prima persona una sagace indagine volta a scoprirli.
Confido che il contributo della mia testimonianza sia di utilità e di conforto al partigiano Castellani nella prosecuzione della sua nobile battaglia in difesa della Costituzione italiana: e invito quanti siano del mio stesso avviso a sottoscrivere questo messaggio e ad aggiungere ad esso altri dati che possano essergli utili.
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Non ci sembra ci sia da aggiungere molto a queste parole del professor Cardini, sempre molto lucido. Le vestali (a tempo scadutissimo) dell'antifascismo non vogliono smettere con uscite al limite del ridicolo, non accorgendosi che il mondo è andato avanti e la libertà è in pericolo in Cina e non in Italia.

domenica 11 novembre 2018

Parigi, 11 novembre 2018

BEN ALTRO CENTENARIO


A Parigi oggi è stato ricordato il 100° anniversario della fine della I Guerra Mondiale. Presidenti i capi di stato di qualcosa come 42 paesi, inclusi diversi di quelli che ancora non avevano una nazione. 
Sono stati accomunati vincitori e sconfitti per cui siè visto Macron accanto alla Merkel, Trump vicino a Putin (la Russia usciì nel 1918 dal conflitto firmando la resa) e via proseguendo. A guardare bene, ma non era facile scorgerlo, vi era anche il presidente della Repubblica Mattarella, ma dei tanti telegiornali che abbiamo seguito, solo uno ne dava notizie, quasi fosse un "imbucato", un "abusivo".
In realtà i grandi festeggiamenti di Parigi stridono in modo bestiale con la pochezza di quelli italiani, un'assenza che ha riguardato tutto il conflitto nonostante l'enorme tributo di sangue pagato dall'Italia. Solo in Italia ci si è vergognati del confitto e ancor più della vittoria, nemmeno tentando di attrarre i parenti di chi combatté sul fronte italiano (Austriaci, ungheresi, tedeschi, slovacchi, ceki, sloveni, croati, bosniaci, romeni, serbo, inglesi, francesi e statunitensi), fosse solo per attrarre del turismo che in Francia, ma non solo lì, ha smosso masse di persone.
Consoliamoci. Se questa volta è andata male, sicuramente andrà meglio l'organizzazione del prossimo centenario!

sabato 10 novembre 2018

UN SUPERSTITE INGLESE DELLA II G.M.
CHE RISCHIA DI PERDERE LA CASA


Bob Frost era un mitraglire di coda dei bombardieri bimotori WELLINGTON durante la II G:M. Il suo velivolo venne abbattutodurante una incursione su Essen e lui riuscì a paracadutarsi sopra il Belgio. Fu accolto dalla resistenza e, con un lungo e complesso viaggio, riuscì a raggiungere, attraverso la Francia, la Spagna e poi Gibilterra.
Dopo la guerra lavorò duro (come suo padre, nell'aviazione durante la I G.M.) e si fece una casa. Ha sposato Mildren Schulz, una ex agente del SOE. La salute dell'uomo è malferma ed è ricoverato al costo di 5.000 Sterline al mese. L'assicurazione ha deciso di non sopportare più la spesa e i servizi sociali ora chiedono all'uomo di vendere la casa di proprietà per far fronte alle spese.
Cosa c'insegna la vicenda. Evidentemente certi problemi non sono solo italiani e che l'allungamento della vita sta creando dei problemi anche perché a certe età non è più possibile lavorare. Lo stato si deve però ricordare di chi ha dato tanto in momenti drammatici.

mercoledì 7 novembre 2018

DISASTRO CENTENARIO
PRIMA GUERRA MONDIALE


Con il 4 novembre si sono concluse le (poche) cerimonie in ricordo della fine della I Guerra Mondiale e della vittoria.
Dire che è stato un disastro è poco in quanto davanti ad un evento che costò 651.000 morti, oltre a centinaia di migliaia di invalidi e feriti, in una Italia che contava 36 milioni di abitanti, non si è raggiunto i livelli minimi di attenzione, proprio il contrario di quanto è avvenuto all'estero.
Qualche responsabilità l'abbiamo forse anche noi che ci occupiamo di storia e i tanti appassionati, che, fiutata l'aria, avrebbero dovuto fare qualche passo in più per impedire uno scempio. E se qualcuno non la pensa nella stessa maniera, basta andare a vedere cosa è stato fatto all'estero, con manifestazioni che hanno portato alla partecipazione di milioni di persone.
Possiamo scaricare le responsabilità sui politici attuali ma anche certi ambienti di studiosi non hanno brillato per la loro presenza, spesso intenti a coltivare il proprio orticello. Per non parlare di chi si è schierato "contro" la storia, quando era chiaro che nessuno voleva fare l'elegia della guerra. 
Vi sono state lodevoli eccezioni ed è da qui che dobbiamo ripartire, facendo tesoro dell'esperienza veramente dolorosa.
UN ARRESTO PER UN ATTENTATO DEL 1972


John Downey è stato arrestato in Irlanda per un mandato di cattura internazionale relativo ad un attentato in cui, nel 1972, rimasero uccisi due membri dell'UDR. L'uomo era già sotto accusa per un famoso attentato avvenuto nel 1982 che colpì un reparto montato a cavallo, mentre transitava per Hyde Park. 
L'uomo oggi ha 66 anni e si pensava che oramai quelle vicende fossero chiuse, Non si è ancora capito come sia stato possibile trovare delle prove dopo quasi mezzo secolo da quei tragici fatti. 
L'arresto ha fatto nascere delle polemiche anche in seno agli ex membri dell'IRA, accusata da alcuni di aver fatto mettere sotto accusa un innocente senza chiarire le reali responsabilità.

martedì 6 novembre 2018

PROCESSATO IN GERMANIA DA UN TRIBUNALE PER  
MINORENNI, UN TEDESCO DI 94 ANNI
 
Un cittadino tedesco di 94 anni è sotto processo da parte di un tribunale per i minorenni, in quanto prima che compisse 21 anni, 75 anni prima è stato una semplice guardia in un campo di concentramento.
Non viene elevato nessuna accusa specifica ma è fatta valere la sua presenza sul posto, in particolare un campo di concentramento non lontano da Danzica.
Ovviamente portare alla sbarra un vecchio ultra novantenne per presunte responsabilità di quando era un minore (ovviamente con un incarico veramente basso), rasenta veramente il ridicolo. L'unica colpa certa dell'uomo è quella di essere rimasto vivo, altrimenti, per esempio negli anni '60, si sarebbero dovuti svolgere decine di migliaia di processi.
Intanto nel mondo si continua a massacrare ma in pochissimi lo fanno notare.